Tagete, tutto sulla pianta tintoria che arriva dal Messico

Il tagete è una pianta appartenente alla famiglia delle Astareaceae e proveniente principalmente dal Messico ma diffusa anche in Sud America e negli Stati Uniti sudoccidentali. Si tratta di una pianta erbacea con fiori dal colore giallo, arancio o rosso. I petali vantano spesso diverse sfumature, che li rendono ancora più belli e appariscenti. È molto versatile: è utilizzata sia come pianta ornamentale che medicinale, impiegata in cucina e per produrre tinture naturali. Cresce un po’ ovunque, anche su suoli sassosi, per cui non è difficile da coltivare.

Tagete

I diversi utilizzi del tagete

I petali di questo fiore sono commestibili e hanno un aroma speziato. È possibile essiccarlo come si fa con qualsiasi altro fiore e poi ridurlo in polvere per utilizzarlo a mo di spezia. In questo può andare a sostituire il limone o il timo, ad esempio. I fiori freschi sono usati sia per abbellire i piatti che per aromatizzarli. Sono perfetti all’interno di zuppe e insalate ma anche per decorare i dolci.

Tagete

Come pianta officinale, risulta utile contro diverse problematiche. In forma di olio essenziale, se applicato sulla pelle accelera la rimarginazione delle ferite. Agisce da antibatterico e antimicotico e dona un effetto rilassante se massaggiato sul corpo. Tisane o decotti a base di tagete aiutano nei disturbi digestivi o legati allo stress.

Tagete

Le radici di questa pianta hanno un effetto pesticida su alcuni parassiti, per questo è frequente trovarla vicino alle colture. Si impiega anche nelle bonifiche dei terreni eccessivamente sfruttati in passato, ad esempio dopo la coltivazione di solanacee. I fiori attirano inoltre molti insetti impollinatori. Per questi motivi ricoprono dunque un ruolo importante nella produzione agricola.

Per quanto riguarda la tintura dei tessuti, questa avviene per decotto in acqua. La maggior parte delle volte è necessario fissare i pigmenti con dei mordenti organici o inorganici (urea, tannini, allume o ferro). In passato (e talvolta ancora oggi) si immergeva direttamente il tessuto nell’acqua calda col decotto.

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