Sfruttare al massimo le proprietà nutritive delle ghiande è possibile: vi spieghiamo come fare
La ghianda, uno dei simboli della stagione autunnale, è un frutto che nel corso degli anni purtroppo è scomparso dalle nostre diete. Nonostante i nostri antenati, consci delle proprietà nutritive, ne consumassero in gran quantità, oggi queste piccole “pepite marroni” stanno lentamente scivolando nell’oblio. È arrivato dunque il momento di reintrodurre le ghiande nelle nostre diete per beneficiare appieno dei loro preziosi nutrienti. In questa semplice guida spiegheremo non solo perché consumare questa tipologia di frutto ma anche come renderlo protagonista delle nostre ricette.
Le ghiande innanzitutto contengono un ampio ventaglio di nutrienti. Sono infatti ricche di vitamine che mirano a riequilibrare i pathway fondamentali innescati dal nostro sistema immunitario, come la vitamina A e la C. Sono peraltro ricche di fibre, caratteristica che permette loro di incentivare i processi digestivi. Infine le ghiande sono dei concentrati di acidi grassi insaturi, molecole il cui contributo è fondamentale per avere un godere di un sistema cardiocircolatorio correttamente funzionante. Infine la loro consumazione ci permette di essere più sostenibili dal punto di vista alimentare. Questo accade perché ci permettono di nutrirci grazie ad un prodotto non commerciale e soprattutto non derivante da importazione.
Le noci possono entrare a far parte dei nostri piatti in più modi, è possibile infatti sia consumarle fresche (previa rimozione di molecole tossiche) oppure in seguito a lavorazione. Possono infatti trasformarsi in farine e olii alternativi, ingredienti non possono mai mancare all’interno delle nostre cucine. Per poter assaporare le ghiande senza incorrere nel rischio di mancare le loro proprietà nutritive, è bene sapere in che modo prepararle dopo la raccolta. La prima cosa da fare? Ovviamente rimuovere il guscio.
Per rendere le ghiande commestibili bisogna tenere in conto che vanno assolutamente rimossi i tannini. Si tratta di composti chimici presenti in molte piante, che al palato conferiscono un sapore decisamente astringente e amaro. Oltre ad essere difficili da digerire, se ingeriti in grandi quantità rischiano di diventare tossici. Per questo motivo, quando si ha a che fare con le ghiande è importante far sì che perdano questa loro componente.
Esistono essenzialmente due metodi per farlo, ossia l’ammollo a caldo e quello a freddo. Il primo metodo prevede l’inserimento delle ghiande in acqua bollente. Occorre rimuovere quest’ultima ogni volta che diventa scura e sostituirla con dell’acqua pulita. Il processo volge al termine quando l’acqua di bollitura si mantiene limpida. Il metodo della bollitura a freddo, che è quello più lento, prevede l’esecuzione di passaggi simili. In questo caso specifico si consiglia però di cambiare l’acqua ogni 2-24 ore a seconda della sua torbidità.
Una volta rimossi i tannini le ghiande sono pronte al consumo, per esempio possono essere converite in farina. Per ottenere la farina di ghiande occorre innanzitutto far sì che, dopo l’ammollo, vengano asciugate e vadano incontro ad un processo di essiccazione. Dopo l’essiccazione, quando si va incontro all’ultimo passaggio, è sufficiente macinarle utilizzando un macchinario elettrico oppure, come si faceva in passato, sfruttando un mortaio.