Scopriamo quali tristi leggende aleggiano sull’albero di ciliegio, la pianta che simboleggia il Giappone
La fioritura dei ciliegi è uno degli eventi più attesi in Giappone. I giapponesi conservano da secoli l’usanza di ammirare lo sbocciare dei fiori, generalmente nei giorni compresi tra marzo e aprile. Mantener viva la tradizione comporta che moltissime persone ogni anno si spostino in massa nelle località più famose del Paese per ammirare la meravigliosità di questo fenomeno naturale.
L’albero di ciliegio, che in Giappone viene chimato “sakura”, oltre ad essere bello è anche ricco di significato. Esiste infatti una famosissima leggenda giapponese che ci spiega perché esistono sia alberi con fiori bianchi sia con fiori color rosa tenue. Secondo quanto è stato tramandato in origine gli alberi di ciliegio davano alla luce solo ed esclusivamente fiori dai petali bianchi. Un giorno un imperatore ordinò che i corpi dei samurai caduti in battaglia venissero seppelliti ai piedi di un albero di ciliegio. Le radici assorbirono il sangue dei corpi, che si mescolò al candore dei petali dei fiori e fece sì che questi diventassero rosa.
Esiste per di più una seconda leggenda molto affascinante, nota come “il ciliegio del sedicesimo giorno“. La storia parla di come sia nato un albero che a differenza dei suoi simili, che fioriscono in primavera, è solito fiorire nel periodo più freddo dell’anno: l’inverno. Si dice che all’interno di questo ciliegio viva lo spirito di un uomo vissuto molti anni fa. L’uomo in questione è un samurai che è vissuto nella provincia di Iyo e che ha dedicato la sua intera vita ad un albero di ciliegio che si trovava nel suo giardino. Purtroppo l’albero si ammalò ma nonostante questo l’uomo trovò un modo per riportarlo in vita. Aveva solo lui al mondo e non poteva permettere che se ne andasse.
L’uomo si inginocchiò di fronte all’albero morente e con una preghiera scambiò la sua energia vitale con quella della pianta. Secondo un’antica credenza giapponese è possibile infatti effettuare un trasferimento della propria vita. Grazie a questa pratica l’albero si rinvigorì e da quel momento riprese a fiorire ogni anno durante i mesi invernali. Il terzo racconto narra l’amore tra due ciliegi che, a causa della distanza, sembravano non potersi toccare. Il dolore delle due piante mosse a compassione la Nuvola, la Tempesta e la Montagna che nonostante svariati tentativi non riuscirono neppure a farli sfiorare. I tre elementi tuttavia non si resero conto del fatto che i due ciliegi erano legati in profondità dalle loro radici.
L’hanami è una tradizione antica che risale al 700 d.C. e che col tempo si è diffusa in tutto il mondo. L’usanza di ammirare la bellezza dei ciliegi in primavera è arrivata con gli anni anche in Italia. Nelle città di Roma, Milano e Firenze soprattutto si cerca ogni anno di ricreare un piccolo hanami per coloro che non hanno la fortuna di deliziare i propri occhi con i ciliegi del Giappone nel pieno della loro fioritura.