Rosa rubiginosa: tutto quello che c’è da sapere su questa spezia
Fra le piante ad uso anche culinario non molto note c’è la Rosa rubiginosa. Nota anche qui da noi in Italia come rosa balsamina, non solo trova impiego in cucina e in medicina, ma anche come pianta ornamentale visto che produce un fiore molto bello. Anche se non apprezzato da tutti: in Australia, per esempio, è considerata una specie invasiva. Comunque sia, andiamo a conoscere meglio questa pianta che fa parte delle rose selvatiche.
Come si usa in cucina la rosa rubiginosa?
Da non confondere con la rosa canina, la Rosa rubiginosa è un arbusto selvatico che fa parte della famiglia delle Rosacee. Originaria dell’Europa e dell’Asia, è una pianta perenne. Cresce bene nei climi umidi e temperati. Il fusto ha le spine, mentre i fiori sono bianchi e rosa, talvolta con pigmenti gialli.
La pianta è alta al massimo 3 metri, il fittone è molto profondo e gli steli pendenti sono curvi e pieni di spine ricurve. Le sue foglie, spesso quando sono umide, hanno un odore che ricorda le mele.
Produce un pseudofrutto, il cinorrodo: nasce verde, poi diventa giallo e infine, quando è maturo, è scarlatto. Questo cinorrodo contiene parecchi acheni, che sono i veri frutti che contengono a loro volta un seme.
La pianta produce fiori di solito nel suo secondo anno di vita, da maggio ad agosto. Il cinorrodo, invece, matura 1-2 mesi dopo il fiore. Come pianta, cresce bene dai 3 ai 27 gradi, con buona luce e abbastanza pioggia, ma non troppa per evitare di rovinare il frutto. Se c’è poca luce, invece, produce meno fiori.
Molto apprezzata per il suo fiore, ecco che la polpa disidratata dei cinorrodi è molto utile in quanto ricca di vitamina C. La polpa, ricavata dai cinorrodi dopo aver eliminato gli steli e le estremità del calice, si usa anche in cucina per realizzare integratori alimentari e marmellate. Inoltre, dalla lavorazione della polpa, si ottiene come sottoprodotto un olio di semi che si usa anche per applicazioni topiche cutanee.
Per ottenere la polpa, in autunno si raccolgono i cinorrodi. Questi sono poi fatti essiccare in ambienti idonei, con essiccatura finale in forno. Una volta essiccati, si tolgono gli acheni dalla buccia e dalla polpa.
Si prende la polpa e da lì si procede o a prepararla per marmellate e affini o per produrre l’olio, estratto dai semi tramite enzimi, microonde o ultrasuoni.