Piante carnivore usate in casa per dire addio ai piccoli insetti
Avete mai sentito parlare delle cosiddette piante carnivore? Probabilmente, il loro nome potrebbe facilmente indurvi a fare associazioni piuttosto fantasiose e ai limiti del soprannaturale. Quante volte, infatti, tali esemplari di piante sono state protagoniste di scene cinematografiche degne di nota, calate nei panni di mostri assassini e mangiatori di uomini?
Fortunatamente, la realtà è ben diversa e molto più rassicurante. Le piante carnivore possono, a prima vista, apparire quanto meno insolite, ma non differiscono di fatto da tutte le altre piante.
Di cosa di cibano le piante carnivore
Il termine “carnivora” associata a questa tipologia di pianta rimanda immediatamente all’idea della loro peculiare capacità di cibarsi di animali. Animali, in verità, molto piccoli , proprio come gli insetti. Le piante carnivore eseguono il normale processo di fotosintesi clorofilliana ma, al contempo, necessitano di integrare il loro nutrimento.
Cibandosi di animaletti come mosche, grilli, piccoli ragni, zanzare e formiche, queste piante si assicurano l’assorbimento di fondamentali sostanze nutritive, come ad esempio l’azoto, il fosforo e il potassio. Sostanze che tendono a scarseggiare nei terreni dove vivono e crescono abitualmente come le ripe rocciose, i deserti o gli altipiani aridi.
Le piante carnivore più conosciute
La varietà di piante carnivore esistenti in natura è piuttosto vasta. È possibile distinguere fino a 700 specie diverse. Esse si sono adattate nel corso del tempo a vivere in ambienti poveri e a basso contenuti di nutrienti.
In questo articolo, prenderemo in considerazione quattro specifici esemplari di piante carnivore. Ognuna di esse ha sviluppato un proprio ingegnoso sistema per catturare e sfruttare gli insetti. Approfondiamoli insieme.
Iniziamo con la Drosera capensis. Pianta carnivora molto conosciuta, svolge un ruolo del tutto passivo nel processo di cattura degli animali. Le sue foglie sono ricoperte da peli ghiandolari che producono un liquido viscoso e dolciastro che funge da collante. Gli insetti che si poggiano su questi peli infatti ne restano incollati finendo, poi, con l’essere catturati.
Abbiamo poi la Dionaea muscipula. È una piccola pianta che raggiunge i 10 cm di altezza dotata delle cosiddette foglie a cerniera. Esse presentano 3 – 4 setole colorate che attirano gli insetti. Al minimo contatto, le foglie dentate scattano chiudendosi ed intrappolando l’animale. Questo viene disintegrato e trasformato in liquido nutrizionale. Una volta completata la digestione, la piante riapre le sue foglie per ricominciare la caccia.
La Sarracenia purpurea è una pianta che si presenta dotata di un imbuto di foglie allungate ricoperto da un cappuccio colorato in grado di attirare gli insetti. Il nettare prodotto da questo esemplare ha un effetto narcotizzante che stordisce le piccole vittime facendole precipitare all’interno dell’imbuto. Qui, l’insetto finisce con l’annegare all’interno della sostanza liquida presente.
Terminiamo, infine, con la Nephentes. Le sue ascidi fungono da trappola per i piccoli insetti che, attratti sia dal colore che dal nettare presente sul bordo, ne finiscono invischiati.