Patate fuorilegge e killer: l’insospettabile storia del solanum tuberosum
Vi siete mai chiesti qual è la storia di quel che finisce nel nostro piatto? Se siete persone assai curiose, forse questo potrà soddisfare la vostra fame di conoscenza. Oggi parliamo di patate (Solanum Tuberosum) e partiamo proprio dall’inizio ripercorrendo le tappe più assurde e bizzarre della loro lunga vicenda.
Dalla preistoria all’epoca moderna: l’arrivo in Europa
Le patate sono autoctone della Ande ed erano consumate dalle popolazioni locali già tredicimila anni fa. Facevano inoltre parte della dieta degli Inca, ma dobbiamo aspettare molto perché i primi europei vengano in contatto con questo tubero. Accadde in Perù attorno al 1540 con i conquistadores spagnoli. Gli spagnoli assieme alle patate, portarono a casa dal nuovo mondo anche mais, pomodori, cacao e altri tesori, cambiando per sempre la tradizione culinaria occidentale.
Le patate non ebbero grande fortuna. A differenza di altri cibi, accolti con clamore e approvazione dai sofisticati palati della nobiltà europea dell’epoca, questi tuberi dall’aspetto bitorzoluto e un po’ grottesco crescevano sottoterra e vennero letteralmente snobbati. Così, un po’ perché era difficile coltivarle, un po’ per superficialità, le patate subirono un declassaggio a mangime per il bestiame.
Diffidenza e suggestione: le patate che uccidono
Sfortunatamente col passare dei secoli la situazione non migliorò. Nel 1600 le patate erano un cibo economico e d’emergenza che veniva consumato da poveri, prigionieri e soldati. Questo non le aiutò affatto a riguadagnare una buona fama. Anzi, a causa dell’ignoranza e della necessità, le persone meno abbienti ingerivano parti della pianta o patate germogliate (che contengono solanina). I malori e –purtroppo– le morti dovute alla tossina parvero ovviamente molto sospette ai medici del tempo. Così… alcuni azzardarono un collegamento tra patate e lebbra, altri le accostavano a stregoneria e demonio..
Le patate sono dichiarate fuori legge
Nel 1748 il Parlamento Francese dichiarò illegale la coltivazione delle patate, ritenendo che potessero trasmettere infezioni. Altrove, invece, continuavano ad essere il cibo di chi non aveva altra alternativa ed erano servite nelle carceri quasi come una punizione. Fu proprio per questo motivo che finirono sul menù del prigioniero Antoine Augustin Parmentier – un farmacista francese esperto anche in agronomia e nutrizione che collaborava con l’esercito durante la guerra dei sette anni. L’uomo detenuto in Prussia ebbe modo di apprezzare le patate carpendone il potenziale. Questi tuberi, infatti, sono molto più redditizi da un punto di vista agricolo e nutrizionale rispetto ai cereali consumati dalle classi più povere.
Il momento del riscatto
Parmentier si rese conto che un campo di patate rende molto più di un campo di segale e non solo, matura anche prima! La sua intuizione avrebbe potuto risolvere le carestie e migliorare le condizioni dei contadini più indigenti. Infatti, nonostante la legge, ebbe un encomio per la sua ricerca. Non gli restava che convincere il popolo a rivalutare i tuberi. A tal proposito pare che le cronache del tempo riportino un singolare stratagemma: furono disposti dei soldati a presidio delle coltivazioni, così da incuriosire i contadini che, credendo fosse custodito un alimento di gran pregio, iniziarono a rubare patate.
Lieto fine
Nel 1800 l’Europa, col benestare dei sovrani, coltivava e consumava questi tuberi. Proprio agli inizi del secolo compaiono pietanze a base di patate nei ricettari indirizzati alle classi sociali medie e alte. Latte e patate, comunque, restavano il sostentamento delle classi più povere. Tale era la loro importanza che un fungo, facendo ammalare le colture, causò attorno agli anni ’50 di questo secolo una carestia così grande da costringere il popolo irlandese a emigrare in massa. Questo, tra l’altro, è il periodo in cui il solanium tuberusum entra ufficialmente in Italia.
Adesso conosciamo l’insospettabile storia celata dietro una ricca e gustosa porzione di patatine fritte. A proposito, sapevate che la stessa sorte è toccata lungamente anche alle aragoste? Nei tempi passati c’erano così tante aragoste nei mari non inquinati che i poveri non le volevano e i prigionieri erano costretti a mangiarle. Sembra assurdo, vero?