Muffa fogliare: come trasformare le foglie cadute nell’oro del giardiniere
La foglie cadute per molte persone possono sembrare un problema ma non tutti sanno che sono delle perfette alleate per la cura del proprio angolo verde. La muffa che si crea sulle foglie morte è infatti una risorsa del tutto naturale che aiuta il terreno a diventare più fertile.
La miriade di microrganismi che abita il terriccio di fatto decompone tutto ciò con cui entra in contatto per trarne beneficio. Le foglie costituiscono un’autentica fonte di nutrimento e questa loro lavorazione va a produrre una sorta di “humus“. Proprio per questo motivo utilizzare il rastrello per rimuovere le foglie equivale ad arrecare un danno al proprio orto o giardino. Per poter giovare dei loro benefici non serve raccoglierle, basta lasciarle nel punto esatto in cui si sono andate a depositare. Queste oltre a costituire un substrato nutriente per il metabolismo microbico possono fare da “casa” a tutti gli insetti che solitamente popolano il terreno.
Avere tuttavia lunghe distese di foglie stratificate sull’erba non è sempre un bene. Rischiano infatti di non far penetrare la luce, generando dei punti discontinuità nel terreno in cui non cresce nulla. Inoltre se presenti in quantità eccessiva rischiano di dare un sovraccarico di nutrienti alle piante. In tal caso la vegetazione risulterebbe stressata, appassendo irrimediabilmente. Se disponete di strati e strati di fogliame e non sapete come utilizzarli l’ideale è raccoglierne una parte e sfruttarla in futuro fertilizzante. L’unica cosa da fare è creare un contenitore per le foglie cadute. Come si fa a realizzarne uno?
Si possono riciclare delle vecchie reti di recinzione o delle canne, l’importante è che siano resistenti e che non lascino fuoriuscire il loro contenuto. Bisogna però tenere a mente che il contenitore non deve andare a sigillare le foglie, al contrario deve permettere il continuo passaggio di aria. Disporre di una scarsa ventilazione porterebbe infatti il tutto a marcire e ad essere perciò totalmente inutilizzabile. Dopo un anno di attesa il mucchio di foglie tende a trasformarsi in un pacciame ottimo per le piante. Se invece si pazienta per due anni quello che si ha a disposizione è un compost ancora più fine: perfetto per il terreno dei vasi.
Bisogna infine sottolineare che le foglie non sono tutte uguali. Ci sono per esempio quelle che cadono dalla quercia, dal faggio e dall’orniello che sono le migliori in assoluto per concimare il terreno. Ce ne sono altre, come per esempio quelle del platano e dell’ippocastano, che sono molto spesse e per questo motivo impiegano maggior tempo a decomporsi. Per facilitare il processo di degradazione l’ideale sarebbe triturarle in frammenti più piccoli.