L’Artemisia: storia e simbologia dietro il nome di questa pianta
L’Artemisia comune (Vulgaris) appartiene alla famiglia delle asteracee. Si tratta di una pianta perenne di origine europea che predilige le zone temperate. Anche se in particolari condizioni riescono a crescere anche in territori a prima vista molto avversi: come il Nord Africa o nelle steppe Asiatiche. Possiede delle foglie verdi molto simili a quelle della felce, che alla vista risultano biancastre a causa di uno strato di peluria. Fiorisce nella stagione estiva e i suoi fiori sono di colore giallo. Non tutti sanno che nel mondo antico questa pianta era molto conosciuta e coltivata. Infatti, si utilizzava soprattutto nei riti agresti, in cui si recitavano preghiere affinché si ottenesse un buon raccolto.
Si riteneva che l’Artemisia fosse il simbolo della femminilità e della fertilità. L’origine del suo nome, secondo alcune ipotesi, si deve far risalire al greco. L’etimologia di questa parola è ignota, probabilmente si deve ricondurre ad una fase pre minoica delle lingua, ma in ogni caso ‘Artemes‘ in greco antico significava ‘sano’, ‘salvo’, mentre, ‘artemia’ ‘ripresa’, ‘recupero’, entrambi i sostantivi derivavano da ‘artios’, che significava ‘perfetto’. Questo deve subito portarci a pensare che questa pianta avesse un legame particolare con la dea Artemide. Ed infatti è proprio così.
Artemide era la dea della caccia e colei che regolava lo scorrere della vita frugale, ma era anche la divinità preposta alla protezione della donna durante tutte le fasi della sua vita, specialmente in quella che nell’antichità era sentita come la più pericolosa: il parto.
Proprio in questo ritroviamo il legame tra l’Artemisia come simbolo della femminilità e Artemide, colei che proteggeva le donne nei momenti più critici della loro esistenza. Questa pianta, tuttavia, è famosa anche con il nome di ‘assenzio maggiore’, l’’artemisia absinthium viene citata anche nella Bibbia per le sue proprietà terapeutiche. Inoltre, da questa pianta si estrae l’assenzio, una sostanza digestiva ma anche molto alcolica. Per secoli molto utilizzato dagli artisti, ma che poi si bandì per gli effetti dannosi che procurava.