Il surriscaldamento globale regala alla Sicilia un mango 100% “made in Italy”: quello che c’è da sapere
Negli ultimi mesi la penisola italiana è stata messa a dura prova da eventi climatici disastrosi e questo ha causato ingenti danni anche alla produzione di numerosi prodotti agricoli. Gli elevatissimi picchi di temperatura toccati nell’estate del 2023 tuttavia hanno fatto sì iniziasse a farsi strada tra le coltivazioni un frutto tropicale. Fino ad oggi non si era mai visto sul territorio italiano e questo dovrebbe allarmarci ancora di più. Il frutto esotico che è riuscito a diventare un autentico “made in Italy” è il mango.
Il mango è un frutto dei tropici conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, non a caso in molti lo sporannominano “re dei frutti”. La nascita di questo esemplare originario dell’India risale a più di 4000 anni fa e il suo consumo oggi è diffuso in Asia meridionale. La pianta da cui si generano questi mervigliosi frutti dalla buccia varopinta necessita di crescere in aree caratterizzate da un clima caldo e umido. Proprio per questo motivo fino a qualche anno fa non trovavano nella nostra penisola un ambiente adatto. Tuttavia a causa del cambiamento climatico sembrerebbe che alcune regioni italiane come la Sicilia possano offrire agli alberi di mango le condizioni ideali per poter crescere.
I mango che proliferano sul territorio italiano sono riusciti a diventar famosi nel giro di pochissimo tempo, infatti oggi sono molto richiesti nel mercato europeo. Hanno dimensioni più contenute rispetto al loro “antenato” ma questo non va a modificare affatto il loro sapore prelibato. Prendersi cura di questa varietà non sembrerebbe troppo complicato: bisogna solo tenere in conto che, trattandosi di una specie tropicale, non può lasciarsi danneggiare dal freddo.
Se da un lato questa nuova varietà sta popolando i frutteti dell’Italia meridionale dall’altro si sta perdendo la coltivazione di specie autoctone. Queste ultime infatti non riescono a sopravvivere alle condizioni imposte da questo “nuovo clima”. Periodi di siccità si alternano a temibilissime piogge torrenziali: sarà mai possibile adattarsi a questi cambiamenti?