Il cavolo d’Abissinia, un ortaggio raro che fa bene ai nostri polmoni e alla salute del pianeta
Il cavolo d’Abissinia o senape etiope è un esemplare che appartiene alla famiglia delle Brassicaceae, la stessa di cui fanno parte anche le rape, friarelli, i cavolfiori e i broccoli. Si tratta di un esemplare molto raro che, fino a poco tempo fa, solo una ristrettissima cerchia di persone conosceva. È stato riscoperto di recente per via della sua spiccata tendenza a ridurre la concentrazione di CO2, anche conosciuta come anidride carbonica, nell’aria. Ha origini non molto antiche: le prime coltivazioni prendono origine in Etiopia e successivamente si sono diffuse in generale su tutti gli altopiani.
L’aumento di temperatura a cui il nostro pianeta è sottoposto costituisce oggi una triste realtà con cui dobbiamo fare i conti ogni giorni. Una delle principali cause è l’uso massivo di combustibili fossili che ha notevolmente aumentato le emissioni di gas serra come diossido di carbonio. Gli aerei sono tra i principali responsabili dell’effetto serra ed è importante cercare di ridurre le emissioni. Alcuni recenti studi dimostrano che avere piantagioni di cavolo d’Abissinia significa riuscire a ricavare un biodiesel per aerei che riduce la concentrazione di anidride carbonica e di altri gas dannosi nell’aria. Con l’olio trattato che si ricava da questa pianta si possono produrre anche delle bioplastiche, ossia delle plastiche biodegradabili che non inquinano l’ambiente.
Il cavolo d’Abissinia è commestibile? L’intera pianta è edibile ma la parte che si predilige in tavola sono le sue foglie larghe. Queste ultime possono essere consumate come verdura da taglio. I boccioli appena nati sono la parte più saporita e ricordano nel gusto i broccoli piccoli.
La vita della pianta ha una durata media che va dai 4 ai 6 mesi e produce piccoli fiori gialli. Il vegetale resiste con facilità alle basse temperature il che significa che non teme le gelate ed è facile da mantenere.