Il cachi, un frutto depositario di antiche leggende contadine
Sebbene i cachi si considerano notoriamente frutti legati all’Italia, in realtà sono nativi dell’Oriente. La loro origine sembrerebbe risalire a tempi antichissimi: tant’è che la pianta, essendo una delle più antiche ad essere coltivate dall’uomo, vanta una tradizione millenaria. Il frutto era conosciuto e apprezzato soprattutto in Cina. L’occidente lo conobbe solamente a partire dall’Ottocento. Secondo la tradizione il primo albero di questo frutto nel Nostro Paese si coltivò nel giardino di Boboli nel 1871. La produzione italiana di questo stimatissimo frutto in poco tempo è cresciuta in maniera esponenziale. Campania; anche il Veneto e l’Emilia Romagna sono buoni produttori di cachi. In Sicilia, il frutto arancione riveste un’importanza notevole in termini economici. Rappresenta una fetta molto consistente dell’esportazione legata al settore dell’orto frutta.
Nel secondo dopoguerra divenne simbolo di pace, questo perché alcuni di questi alberi sopravvissero alla terribile esplosione atomica di Nagasaki. In Cina, invece, si associa il Cachi alle sette virtù: alcune di queste dovute alla sua robustezza e alla longevità. Ma c’è una tradizione, tutta italiana, legata all’antica saggezza contadina, che utilizzava metodi creativi per scandire i ritmi della vita agreste. Non tutti, soprattutto i più giovani, sanno che all’interno di questo frutto è nascosta una particolare predizione riguardo l’inverno seguente.
Dentro al frutto, spesso e volentieri, si trova un nocciolo, detto anche seme. Se riusciamo a rompere a metà il seme, verticalmente, si potrebbe trovare il germoglio, con avrà una delle seguenti forme: forchetta, cucchiaio, coltello.
Proprio da qui ha origine questa antica leggenda contadina, che sapeva interrogare sapientemente la natura riguardo questioni climatiche, perché da questo sarebbe dipeso il futuro del raccolto. Qualora si fosse presentato un cucchiaio, allora l’inverno sarebbe stato caratterizzato da abbondanti precipitazioni nevose. Con una forchetta, invece, sarebbe stato piuttosto mite, mentre il coltello andava a simboleggiare un inverno di un freddo tagliente, secco, povero di precipitazioni.