Gastrodia agnicellus: si chiama così l’orchidea più brutta del mondo
È raro che un fiore venga definito brutto, soprattutto se si pensa all’eleganza delicata dell’orchidea.
Ebbene, i botanici dei Royal Gardens di Kew ne hanno scoperto una nuova specie in una foresta del continente africano, classificandola come la più brutta del mondo. Si tratta della Gastrodia Agnicellus: ecco cosa sappiamo su questo esemplare.
Brutta, sgraziata, ma gradevolmente profumata: è la Gastrodia agnicellus
La Gastrodia agnicellus, è un’orchidea molto particolare: non presenta fogliame ed è caratterizzata da uno stelo lanoso che ricorda molto un tubero. Il sottobosco è il suo habitat naturale: qui trascorre la maggior parte della sua vita per apparire in superficie solo nel periodo della fioritura.
Questa nuova specie deve il suo nome a Johan Hermans, scienziato del Royal Botanic Gardens che l’ha scoperta: il termine agnicellus, che significa agnellino, fa riferimento al rivestimento lanoso del rizoma e ai petali simili a delle orecchie. Con un po’ di fantasia si potrebbe quasi intravedere una piccola lingua di agnello all’interno del fiore.
L’aspetto di quest’ultimo, piuttosto carnoso, di colore marrone e nato tra il fogliame umidiccio del sottobosco, farebbe pensare a un odore piuttosto sgradevole, anche se in realtà non è così: la Gastrodia, infatti, emana un piacevole profumo di rosa e limone. Una fragranza muschiata che sembra diventare più intensa quando la temperatura aumenta.
Il fiore più brutto del pianeta: curiosità e caratteristiche
Osservando la Gastrodia agnicellus, non possiamo certo dire che le orchidee simboleggino sempre la bellezza e la raffinatezza. Questo particolarissimo esemplare fa parte delle 156 nuove specie di funghi e piante a cui i botanici del Royal Botanic Gardens Kew hanno assegnato un nome scientifico.
Un’orchidea decisamente brutta, ma gradevolmente profumata, rinvenuta nella provincia di Fianarantsoa, nel Madagascar sud-orientale. Purtroppo non si registra un numero diffuso di esemplari, grazie al processo di distruzione dell’habitat provocato dai frequenti incendi e dallo sviluppo progressivo dell’agricoltura.
Si tratta di un’orchidea olomicotrofica, che necessita di un rapporto simbiotico con un fungo per
tutto il suo ciclo di vita, non possedendo cellule o tessuti in grado di attivare la fotosintesi. Sembrerebbe che l’impollinazione dipenda dalle mosche, invece che da api e farfalle.