Conosciamo il mito della ninfea, un fiore che splende anche tra le acque più torbide
Il fiore di cui andremo a parlare si è reso protagonista di uno dei quadri più famosi della storia e ci affascina ogni giorno con la sua delicatezza dei suoi petali. La ninfea è un fiore ricco di simbologia e con numerosi miti alle spalle. Scopriamo insieme cosa cela questo affascinante esemplare acquatico.
Le ninfee sono piante acquatiche la cui parte perenne sviluppa sott’acqua. Le radici sono invece ancorate ai fondali. Fioriscono da maggio a settembre e i fiori sviluppano petali di colorazioni tenui come il rosa o il violetto. La parola ninfea deriva dal greco nymphé, che fa riferimento al nome di una dea dell’acqua. Secondo quanto illustrato da Plinio il vecchio i greci soprannominavano le dee dell’acqua nate da Zeus “naidi”. La mitologia greca narra di come sia nato il primo esemplare di ninfea e spiega perché fosse al tempo simbolo di amore platonico. Come si può riscontrare in molti altri racconti questo fiore deriva dalla trasformazione di una fanciulla che aveva sofferto enormemente per amore. Proprio per questo motivo in Grecia questo fiore era simbolo dell’amore non corrisposto.
Le ninfea è un fiore che esiste fin dall’antichità, era infatti noto anche alle popolazioni egizie. Veniva venerato e soprattutto sfruttato all’interno della scrittura geroglifica. Raffigurare una ninfea equivaleva ad indicare il numero 10000. Anche il Cristianesimo ha dato il suo contributo e ha attribuito 2 significati a questo fiore. La ninfea in questo caso ha assunto un’accezione del tutto positiva. I cristiani hanno tenuto in considerazione il fatto che si mantenesse intatta e pulita anche all’interno degli stagni più sporchi, così lo hanno associato alla castità. In secondo luogo le generose dimensioni del fiore hanno fatto sì che questo diventasse anche simbolo di carità.
Anche discostandosi dalla simbologia cristiana oggi la ninfea è considerata comunque un fiore simbolo di purezza, incorruttibilità e semplicità.