Cocomero asinino: scopri di più sul frutto che esplode

Il cocomero asinino (Ecballium elaterium), noto anche come sputaveleno, zucchetta marina o elaterio, è una pianta spontanea diffusa nell’Europa mediterranea, nella Russia meridionale, in Iran e in India. In Italia si può trovare dalle zone marittime alle aree submontane, molto frequente nei prati incolti vicino al mare, lungo i sentieri o ai margini dei coltivi. Appartiene alla famiglia delle Cucurbitaceae, come il cetriolo, la zucchina e la zucca.

Cocomero asinino

Ha un fusto prostrato che cresce orizzontalmente aderente al terreno, e può essere lungo fino a 60 cm. Le foglie sono spesse e dalla forma vagamente triangolare e il margine dentato e ondulato. Produce fiori femminili gialli, vistosi e solitari, e fiori maschili raccolti in infiorescenze a racemo. Fiori e frutti compaiono contemporaneamente. Il frutto è ovale e carnoso, ricoperto da setole, simile a un piccolo cocomero spinoso. La peculiarità di questa pianta è che il frutto, giunto a maturazione, si stacca dal peduncolo ed esplode, spargendo i semi nell’area circostante. I frutti possono atterrare anche a 12 metri di distanza dalla pianta, ad una velocità di 10 m/s.

Cocomero asinino

Cocomero asinino e coccinelle

Normalmente la maggior parte delle coccinelle si cibano di afidi. In pochi però sanno che esiste una specie “vegetariana”, che si nutre di Cucurbitaceae e mostra una particolare predilezione per il cocomero asinino. Queste coccinelle compiono l’intero ciclo vitale sulla pianta, per cui non è raro incontrare contemporaneamente sulla stessa pianta sia adulti che larve.

Cocomero asinino

Tossicità del cocomero asinino

Il succo contenuto nella polpa è altamente tossico, per via della presenza di una sostanza amara nota come elaterina. Può provocare infiammazioni agli occhi e alle mucose e irritazioni intestinali anche gravi. Attualmente l’uso del cocomero asinino è stato quasi completamente abbandonato, ma in passato il succo veniva lavorato e alle giuste dosi impiegato in medicina soprattutto come purgante. Talvolta le radici erano usate per combattere la scabbia degli ovini.

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