Cicerchia: il legume scomparso dalla tavola ma dai tanti benefici
La cicerchia, Lathyrus sativus, è una pianta originaria del Medio Oriente, diffusa anche in Italia, in particolare nel centro-sud: Lazio,, Toscana, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise e Puglia. All’interno dei baccelli ci sono i semi di color beige chiaro, tondi e leggermente schiacciati. Il loro sapore ricorda quello delle fave. Questi legumi considerati “maledetti” sono scomparsi dalle tavole, ma ultimamente si è notato che possiedono tantissimi benefici.
In passato era molto diffuso, proprio perché cibo povero, ma successivamente è scomparso. Ad oggi la cicerchia sta vivendo un nuovo periodo di diffusione grazie ad alcune varietà regionali, ricche di nutrienti e gustose. È stato riscoperto il suo utilizzo grazie ad una rinnovata attenzione alla biodiversità.
Proprietà e benefici della Cicerchia
Le cicerchie sono disponibili in commercio essiccate oppure sotto forma di farina. Ci sono tante varietà ma la più comune e diffusa è sicuramente quella decorticata, cioè sottoposta al procedimento di rimozione della buccia esterna. Grazie all’eliminazione di questa parte, si può effettuare in modo naturale la cottura di questo legume, evitando lunghe ore di ammollo.
Le proprietà benefiche della cicerchia sono molteplici, è ricca di proteine, presenta fibre solubili e insolubili che aiutano la motilità intestinale. Inoltre è ricca di calcio, vitamine B, fosforo e potassio che aiutano le ossa e i denti. Inoltre è povera di grassi e ha un basso indice glicemico. Contiene antiossidanti che proteggono l’organismo e le cellule dallo stress ossidativo dei radicali liberi.
Bisogna però prestare particolare attenzione ad una tossina, Odap o acido ossalildiamminopropionico, che può provocare, laddove consumata in eccesso, il latirismo cioè una sindrome neurotossica caratterizzata da disturbi nervosi comportamentali e convulsionali. Proprio per questo, in passato, assunse l’aggettivo “maledetto”. È però sufficiente tenerlo in ammollo per 24 h per diminuirne drasticamente la tossicità.
Cucinarla è un po’ laborioso e richiede tempo, per questo negli anni è andata via via scomparendo. Quella essiccata deve essere tenuta in ammollo per 24-48 h e bollita per 2 ore. Può comunque essere usata in ricette come minestre o zuppe o sughi particolari. Si può in alternativa usare la farina per polente o altri contorni.