Caprifoglio: storie e leggende su questo misterioso fiore
I fiori non sono solo bellissimi da vedere e ammirare. Non apportano solo benefici alla nostra salute e al nostro umore. Infatti possono allietare le nostre giornate anche in modi insospettabili. Per esempio, ci sono numerose storie, racconti, miti e leggende popolari che circondano questa o quella pianta. Oggi, protagonista di queste storie sarà niente meno che il caprifoglio.
Storie e leggende con protagonista il caprifoglio

Il caprifoglio o Caprifolium fa parte delle famiglia delle Caprifoliaceae, genere Lonicera. Originario dell’America e dell’Asia centrale, ormai cresce un po’ dappertutto. Della sua coltivazione abbiamo già parlato in passato.
Qui oggi ci concentreremo su tutte quelle storie, miti e leggende che ne parlano. Partiamo dal nome: caprifolium deriva dal latino capra (che vuol dire capra, per l’appunto) e folium (che vuol dire foglia). Questa terminologia deriva dal fatto che la pianta è rampicante e questa capacità di arrampicarsi è stata paragonata a quella delle capre.
Per i greci, invece, il caprifoglio era il Peryclimenon, parola che vuol dire accerchiamento. Il nome potrebbe derivare dal fatto che la pianta tende a creare intrecci su se stessa e ad arrampicarsi. Ma c’è anche chi sostiene che derivi da Periclimene, il figlio di Neleo, personaggi di cui ci parla l’Odissea di Omero.
La pianta fu molto amata nel Medioevo, anche perché è strettamente associata alla leggenda di Tristano e Isotta. Un giorno Tristano subì una grave ferita e, per guarire, mandò a chiamare la sua amata, Isotta la Bionda. Chiese anche che, sulla nave su cui la donna viaggiava, issassero vele bianche se la donna avesse accettato di aiutarlo, vele nere se si fosse rifiutato.
Isotta la Bionda, pure lei innamorata di Tristano, accettò di recarsi da lui. Ma qui intervenne Isotta dalle Bianche Mani, la moglie alquanto gelosa di Tristano (Tristano doveva avere una fissa per le Isotte). Indispettita per l’amore fra il marito e la sua omonima, ecco che fece issare vele nere. Tristano, pensando che Isotta la Bionda lo avesse abbandonato, si lasciò morire.
Nel frattempo Isotta la Bionda giunse da lui, ma ormai era troppo tardi: Tristano era già morto. Così anche lei si lasciò morire. Isotta dalle Bianche Mani, dispiaciuta per le conseguenze delle sue azioni, decise di fare seppellire insieme i due innamorati, non appena fossero tornati in Cornovaglia. E proprio sulle loro tombe nacquero due piante: un nocciolo e un caprifoglio. Le due piante crebbero intrecciate fra di loro, così avvinghiate da non poter essere più separate.
Per questo motivo, anche nel linguaggio dei fiori, tale intreccio simboleggia l’amore eterno e indissolubile, nonché la dolcezza d’animo. Regalare a qualcuno un caprifoglio vuol dire fedeltà in amore.
Inoltre il caprifoglio è un simbolo propizio per i matrimoni.

Una leggenda unisce anche il caprifoglio al castello di Celpenchio. Agli inizi del Novecento, nel castello viveva un nobile povero e decaduto. Nonostante ciò si comportava in modo arrogante e prepotente, vessando gli abitanti del borgo.
Così alcuni contadini, in osteria, cominciano a pensare a una rivolta. Seduto insieme a loro c’era anche uno sconosciuto, con tanto di mantello e pugnale. L’uomo incita i contadini a ribellarsi e organizza insieme a loro un assalto al castello per la sera.
Guidati dall’uomo, contadini e abitanti del villaggio prendono d’assalto il castello. Senza grossi problemi catturano il nobile, il quale viene ferito prima dal pugnale del misterioso uomo, poi colpito dagli abitanti. Ovviamente il nobile muore e viene appeso a una finestra del castello.
Il sangue che cola dal suo corpo macchia così le pareti del maniero. Nel frattempo, però, l’uomo misterioso è scomparso e solo in quel momento gli abitanti si rendono conto che nessuno sapeva chi fosse. Ma il caprifoglio che iniziò a crescere sulla facciata del castello, da bianco, divenne rosso per via del sangue del nobile.
Ma del caprifoglio ci parla anche Shakespeare in Sogno di una notte di mezza estate, dove lo vediamo avvinto al convolvolo e Emily Bronte in Cime tempestose, dove il caprifoglio abbraccia il rovo.