Attenzione a raccogliere le erbe spontanee: come distinguere la velenosa cicuta dalla carota selvatica
La primavera è il periodo ideale per raccogliere le erbe spontanee nei campi. Solo che bisogna sapere con esattezza quello che si fa. Questo perché esistono molte piante tossiche e velenose che assomigliano tantissime ad alcune piante ed erbe commestibili. E se si raccolgono e mangiano per errore, ecco che l’esito può essere anche mortale. Per esempio, la velenosa cicuta è molto simile alla carota selvatica.
Per questo motivo il consiglio è quello di evitare di raccogliere erbe spontanee se non si è più che sicuri di conoscere le differenze fra le piante velenose e quelle commestibili. E anche se si è sicuri di sapere la differenza, è sempre bene farsi qualche scrupolo in più.
Proprio di recente un appassionato ed esperto di botanica è morto dopo aver mangiato quello che pensava essere del tarassaco, ma che invece si è rivelata essere una pianta velenosa.
Come distinguere la cicuta dalla carota selvatica?
In questo periodo molti vanno per campi per raccogliere la carota selvatica o Daucus carota. Fermo restando che questa tipologia di carota ha poco da spartire con le classiche carote che mangiamo solitamente (è molto difficile riuscire ad estrarla integra. Inoltre si lignifica molto presto), il problema è che la pianta è estremamente simile a quella della cicuta o Conium maculatum, pianta molto velenosa passata alla storia anche perché il filosofo Socrate venne condannato dai suoi concittadini a morire bevendo proprio la velenosa cicuta.
Il problema è che le due piante sono molto simili. Se ingerita, la cicuta provoca sintomi gravi e mortali:
- secchezza della bocca
- difficoltà a deglutire
- nausea
- vomito
- dolore addominale
- sudorazione
- midriasi
- tachicardia
- tremori
- convulsioni
- paralisi muscolare
- arresto respiratorio
- morte
Inoltre la cicuta è molto tossica anche per gli animali da pascolo. La sua ingestione in vacche gravide provoca malformazione congenite multiple nei futuri vitelli. Tutto questo è causato dal suo contenuto di tossine alcaloidipiperidiniche, fra cui anche la coniina. Il problema è che queste tossine sono contenute in tutta la pianta, inclusi i semi.
Ma come distinguere la cicuta dalla carota selvatica? Partiamo dalla cicuta, di cui vedete qui sopra una foto. Quando non hanno i fiori, le due piante sono molto difficili da distinguere. Anche la cicuta ha un’infiorescenza ad ombrella, solo che non ha il fiore centrale colorato, i capolini dei fiori tendono ad essere più distanziati e radi e le foglie presenti sotto l’infiorescenza sono semplici.
Il fusto della cicuta è cavo, non ha peli, sono presenti macchie violacee e se viene spezzato, ecco che emana un odore non proprio buonissimo. Anzi: l’odore di questa pianta ricorda quello dell’urina di gatto.
Quella qui sopra, invece, è una pianta di carota selvatica. Solitamente la carota selvatica presenta fiori ad ombrello (le brattee presentano piccoli fiori con petali bianchi o rosa, piegati a palla nel momento della fruttificazione), con un piccolo fiore centrale colorato (fucsia, viola o nero). Inoltre sotto l’infiorescenza sono presenti foglie sottili e divise. I semi hanno coste setolose.
Se spezzato il fusto della carota selvatica emana un odore più gradevole (anche se la sua radice, di colore bianco-giallastro, non ha proprio il classico profumo che associamo alle carote).