Annatto: tutto quello che volevi sapere su questo colorante estratto da una pianta dell’Amazzonia

Con il termine di annatto si intende un colorante alimentare derivante da una pianta dell’Amazzonia, la Bixa orellana. Non si tratta, dunque, di una vera e propria spezia. E neanche di una pianta aromatica. Lo possiamo più che altro classificare come additivo alimentare, visto anche che nella codifica europa è noto con la sigla E160B. Ma come lo si usa in cucina? Andiamo a scoprirlo.

Come si usa in cucina il colorante alimentare annatto?

bixa orellana

Come dicevamo, l’annatto (noto anche con il nome di achiote o urucum) è un colorante alimentare naturale di colore giallo-rossiccio che deriva dalla Bixa orellana, una pianta spontanea dell’Amazzonia appartenente alla famiglia delle Bixacee, ma che viene adesso coltivata non solo in America Centrale, ma anche in India.

Il colorante in questione è ricavato dal rivestimento rosso dei semi: se ne estraggono 120-160 grammi per 100 kg di semi. I coloranti principali che si estraggono sono la bixina e la norbissina. La loro struttura deriva dal carotene, ma nonostante questa ascendenza, non funzionano come provitamina A.

annatto

Da più di 100 anni in Europa e negli Stati Uniti l’annatto lo si usa per colorare i formaggi e la margarina. Sulle Ande lo si usa anche come condimento per il cotacachi, un piatto a base di carne.

L’UE ne permette l’uso come colorante alimentare sotto il nome di E160b. In Italia, oltre che nelle margarine e nei formaggi, può essere usato per colorare gelati, dolci, liquori, cereali destinati alla prima colazione, prodotti da forno, snack, grassi emulsionati, decorazioni e anche pesce affumicato.

annatto

Inoltre era usato in passato dagli indios dell’Ecuador come tintura per i capelli, come repellente contro gli insetti e come antidoto al veleno contenuto in una varietà amarognola della tapioca, mentre attualmente è usato nei rossetti, nei dentifrici, nei saponi e nelle emulsioni.

Se sei interessato ad altre spezie derivanti da piante, ecco la galanga, la quale deriva dall’Alpinia galanga.

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