La scarpetta di Venere: cura, coltivazione e miti sull’orchidea più bella d’Europa
La scarpetta di Venere è l’orchidea più bella e conosciuta tra le piante che caratterizzano la flora europea. Nota anche come pianella della Madonna, si distingue per la forma del suo fiore che ricorda proprio una pantofola. Ecco cosa sappiamo di questa stupenda rarità montana.
Orchidea scarpetta di Venere perché si chiama così e come coltivarla
Paphiopedilum è il nome botanico dell’orchidea scarpetta di Venere, una delle più raffinate piante d’appartamento. Il termine scientifico deriva da Paphos, città natale di Venere, e Pedilon che vuol dire pantofola. Per questo motivo è detta anche pantofola di Venere.
Per quanto riguarda la coltivazione in casa, questa particolare orchidea predilige gli ambienti caratterizzati da una temperatura moderata e un livello di umidità idoneo alla crescita sana della pianta. La collocazione in giardino, invece, prevede una zona di semi ombra, al riparo da piante di grandi dimensioni.
Nel mese di Ottobre è consigliabile ridurre la temperatura, in modo da favorire la fioritura. Per rendersi conto dello stato di salute della pianta è bene controllare le punte delle foglie, assicurandosi che non siano secche: in questo caso sarebbe opportuno umidificare l’ambiente. La scarpetta di Venere si distingue per la presenza di un solo fiore su ogni stelo. Questo è molto grande, arrivando a misurare anche 30 cm, e può durare anche un paio di mesi. Le foglie, che partono dal rizoma, sono lunghe e sottili.
Il fascino della scarpetta di Venere attraverso due leggende
Esistono due miti legati alla scarpetta di Venere: il primo racconta che, durante una passeggiata,
Venere e Adone, sorpresi da un violento nubifragio, si rifugiarono in una grotta. Mentre correvano
per raggiungerla, la dea perse una scarpetta. Finita la tempesta, i due la cercarono, ma non la trovarono: prima che un mortale potesse raccoglierla, si era trasformata in un fiore meraviglioso, in virtù del loro amore.
La seconda leggenda è ambientata a Napoli, nel corso di una tempesta estiva, quando Bernardino, sagrestano della Basilica di Pedigrotta, scoprì che era sparita la statua della Madonna. Sconvolto, iniziò a piangere a dirotto, ma improvvisamente il portone della chiesa si spalancò, facendo entrare una luce molto intensa: si trattava della Vergine Maria, completamente fradicia.
Bernardino le chiese dove fosse stata, ma lei avanzò verso l’altare senza parlare: giunta in mezzo alla navata, si tolse una pianella per scrollarla dalla sabbia, poi si rivolse al sagrestano, dicendogli che aveva dovuto salvare alcuni marinai, poiché la loro nave stava affondando a causa della bufera. L’uomo si precipitò dall’abate per riferirgli l’accaduto, ma, giunti in chiesa, i due trovarono la statua al suo posto, perfettamente asciutta. Mancava, però, una pianella e al centro della navata c’era un fiore meraviglioso: la pianella della Madonna.