Raponzolo di roccia: alla scoperta di una pianta montana rara e quasi sconosciuta

Il raponzolo di roccia o raponzolo chiomoso (Physoplexis comosa) è una delle specie alpine più caratteristiche e rare. Si tratta di una pianta erbacea perenne endemica delle Alpi. In Italia è distribuita nella fascia alpina centro-orientale, al di fuori dell’Italia si trova in Carinzia e in Slovenia. Questi sono gli unici territori al mondo in cui cresce. Si trova spesso nelle fenditure delle rocce, predilige substrati rocciosi e calcarei, in ambienti montani compresi tra gli 800 e i 2.000 m.

Raponzolo di roccia

È una specie protetta, è proibito raccoglierla ed è tutelata dalla Direttiva Habitat, che ha lo scopo di proteggere la biodiversità d’Europa.

Il suo nome scientifico deriva dal greco, la parola physoplexis è composta da physo, che significa “bolla, vescica”, e plexis che sta per “capelli lunghi, arruffato”. Fa riferimento all’aspetto della sua infiorescenza.

Caratteristiche del raponzolo di roccia

Il raponzolo di roccia è una pianta emicriptofita. Ciò significa che le gemme prodotte nei mesi invernali e situate sulla superficie del suolo rimangono protette dalla lettiera, ovvero il materiale organico accumulato (rami, foglie, ecc…). Nei mesi più caldi si concentra l’attività vegetativa.

Raponzolo di roccia

Presenta radici fittonanti, caratterizzate da una radice principale centrale e ramificazioni laterali più corte e sottili. Questo permette alla pianta di ancorarsi più saldamente al terreno roccioso su cui cresce. Il fusto è verde con sfumature violacee e sostiene le foglie, che sono piuttosto grandi se paragonate alle dimensioni generali della pianta. Appaiono inoltre patinate sulla superficie superiore e si dividono in due tipologie: alcune più grandi con margine grossolanamente seghettato, e altre più piccole con margine più liscio che svolgono il ruolo di brattee (foglie modificate a supporto delle infiorescenze).

Physoplexis comosa

Le infiorescenze sono formate da un unico capolino con oltre una decina di fiori. Questi ultimi hanno una forma a calice e ciò che li rende particolari è il fatto che non sbocciano mai completamente. Dalla corolla fuoriescono soltanto gli stigmi per permettere l’impollinazione, durante i mesi di luglio e agosto. L’impollinazione è a carico degli insetti, in particolare api e farfalle, ed è perciò detta entomofila. Una volta compiuta, si sviluppano i frutti, ovvero delle piccole capsule. Quando raggiungono la maturazione, i frutti si aprono attraverso 2 o 3 pori laterali e liberano i semi. Per via di questo meccanismo sono detti frutti deiscenti. La dispersione dei semi è invece anemocora, cioè avviene per opera del vento.

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