Bacca di vaniglia: il dolce segreto degli Aztechi
Chi non ama il gusto leggero ma frizzante della vaniglia? Questa viene usata in tutto il mondo, soprattutto in pasticceria e si ricava da un fiore. Oggi vediamo insieme un’usanza passata molto particolare.
Si ricava dall’orchidea Vanilla planifolia che presenta dei frutti maturi, i classici baccelli che non hanno alcun odore fino al processo di fermentazione. È l’unica pianta della sua famiglia a produrre frutti commestibili e viene dal lontano Messico, l’unico paese in cui è in grado di sopravvivere il suo insetto impollinatore. Ed è proprio per questo motivo che nella maggior parte delle regioni tropicali umide, la coltivazione è possibile solo grazie all’impollinazione manuale. Le sue origini sono molto antiche e ancora oggi è tra gli aromi più cari esistenti in circolazione, seconda solo allo zafferano. Un aneddoto che la riguarda da vicino è legato al popolo degli aztechi, che usavano la vaniglia per aromatizzare il cacao.
Si narra che la vaniglia fosse nata dal sangue della dea Xanat, decapitata dal padre che non voleva darla in sposa ad un mortale. Un’altra leggenda narra che il sovrano azteco, Montezuma, fece assaggiare una tazza di cioccolato alla vaniglia al conquistatore del Messico, non dicendo a quest’ultimo qual era il contenuto. Ma lui riuscì comunque a capire che si trattava di vaniglia. Per questo già agli inizi del 1500 importò l’ingrediente in Spagna e più tardi in Francia, ove divenne un componente essenziale per dolci di alto livello. Solo i nobili potevano permettersi un aroma così pregiato. La sua lavorazione e produzione è molto laboriosa e per questo in ambito industriale si usano dei sostituti con un costo più basso, come la vanillina.
Nel 1800 si cominciò a usare la vaniglia anche in campo estetico, come nei saponi e in altri prodotti di bellezza. Alla fine del secolo divenne anche un’essenza per i profumi. Ad oggi è presente in tantissimi prodotti e si utilizza anche in cucina.